Questo racconto ha ottenuto il primo premio del Premio Letterario “Una pagina di vita”,
novembre 2021.

In occasione del dibattito in parlamento, nella società e nelle piazze sul DDL Zan, ho deciso di rendere pubbliche le lettere che più di 50 anni fa mi scrisse il mio amico Vittorio. Ho trascritto al meglio correggendo soli i piccoli errori dovuti alla sua lieve dislessia e inserito poche note dove mi sembrava utile per i lettori, soprattutto i più giovani.

14 marzo 1968

Mio caro Giorgio, sei partito solo da due settimane e già mi manchi. A quest’ora saremmo stati in giro a parlare di grandi cose o di cazzate, a ridere magari prendendo in giro gli assenti, che è molto più divertente che prender in giro i presenti, invece me ne sto qui a scriverti seduto sul water per sfuggire al controllo asfissiante dei miei.

Non sono bravo come te con le parole, sono certo però che capirai anche quello che non sarò capace di scriverti. Ho cominciato in banca, mio padre è contento, non so se perché il comunista se ne è partito lontano o perché il suo inutile figliuolo comincia ad avere un ruolo nella vita.

Se ci pensi ci sarebbe da ridere, io, con tanto di Laurea alla Cattolica di Milano, figlio dell’ex podestà di Biella, famiglia facoltosa e potente, confinato in questo paesino insignificante a fare il passacarte in una banchetta di provincia. Tu figlio orgogliosamente comunista di una famiglia operaia orgogliosamente comunista, a Roma, giornalista alla rivista culturale del Partito! Chissà se mio padre coglierebbe l’ironia di tutto questo.

Comunque in banca non so ancora se mi piace, il direttore mi tratta quasi con deferenza -sai: figlio di tanto padre-, i colleghi stanno a guardare. Sono di gran lunga più giovane di tutti gli altri anche se si dice che a breve arriverà un altro collega, staremo a vedere.

In paese nessuna novità, le notizie che arrivano dal mondo e che ci hanno tanto entusiasmato, sembrano solo un film di fantascienza, nessuno qui sembra poter credere che qualcosa cambierà.  Fra due mesi ci sono le elezioni e tutti sono pronti ad accettare un risultato identico alle ultime. Forse eri davvero l’unico a sperare in un futuro diverso, qui nessuno spera e forse nessuno teme.

Mi fermo qui. Sai che forse è la prima lettera che scrivo? A parte le letterine ai miei o a Gesù Bambino che ci facevano scrivere a scuola. Spero davvero che tu mi risponderai e mi racconterai di te. Com’è Roma? E la rivista? La casa che ti hanno trovato? Va be’, quello che vuoi insomma!

Per evitare discussioni magari è meglio se mi indirizzi in banca “Riservata Personale” Cassa di Risparmio di Biella Via Roma, 2

Ti saluto tanto caramente, il tuo amico Vittorio

P.S. Avevo pensato di ricopiare “in bella” magari mettendo in ordine i pezzi, poi ho deciso di lasciare così; scusa disordine, cancellature e correzioni. E errori.

8 aprile 1968

Grazie, grazie, grazie, sono davvero contento che tu mi abbia risposto. Come mi aspettavo la tua lettera è molto più lunga e piena di cose e non so da che parte cominciare.

Quando mi hanno dato la tua lettera il direttore ha voluto parlarmi; chiarito che si trattava davvero di corrispondenza personale, mi ha fatto capire, abbastanza bruscamente, che non era davvero il caso di usare la banca come ufficio postale privato. Quindi per la prossima dovrò pensare qualcos’altro. Il fermo posta è escluso, sarebbe come mettere i cartelli in piazza. So che ci metterò un po’ a finire questa lettera, intanto cerco.

Sono ancora al cesso, mi sono messo qui a leggere la tua lettera e qui sto scrivendo la mia. So che tu troveresti qualcosa di molto arguto da dire su questa situazione -a me vengono solo battute squallide- così mi viene da ridere sulla fiducia. 

Mi fa piacere che i tuoi “compagni” di camera e di casa siano in gamba, immagino che potrai fare con loro quei bei discorsi impegnati e profondi che con me non ti riuscivano ma sono anche certo che riderai molto meno.

Non ho capito perché dici che a Rinascita ti senti una puttana, eri così contento! Pavolini era uno dei tuoi miti e da quando è stato condannato una specie di santo martire laico. Mentre il vero martire è sempre stato Don Milani, almeno per me ma tanto non ne siamo mai venuti a capo parlandone, figurati per lettera! 1)

Ti invidio sai, non tanto per la colta compagnia, mi sentirei fuori luogo, quanto per il luogo, vedi sto imparando anche a usare le parole! Quello che mi racconti delle tue passeggiate per le strade di Roma, come vorrei esser con te! Ma mi accontenterei di essere con te qui, in questo posto dimenticato da Dio e anche da Lenin.

Mi dispiace che la tua esperienza al giornale non ti soddisfi pienamente, ci tenevi così tanto. Però dovrai essere d’accordo con me che un po’ ci ho preso. Molte case sono belle da fuori, squallide dentro; molte famiglie sembrano felici a chi non ci vive. Sarà il pessimismo della ragione? 2)

Un abbraccio

Vittorio

P.S. Ho dovuto riaprire la lettera che avevo già chiuso! Puoi spedire le tue prossime lettere a me presso Mirella S***, Via ***, 13843 Pettinengo.

Ti ricordi Mirella? Quella mia lontana cugina un po’ strana. Quella che voleva farci sempre vedere le mutandine in cambio di una cicca, anche già masticata. È sempre più strana ma sono certo che sarà affidabile.

Vittorio

3 maggio 1968

Caro Giorgio, la tua lettera mi ha un po’ rattristato. Davvero sei così a disagio in quel posto? Forse ti eri fatto troppe illusioni -tipico di voi comunisti, direbbe mio padre- ma non devi lasciarti abbattere, sei bravo, sei intelligente, sei onesto. Forse è proprio qui il problema, sei troppo onesto. Ma ne parleremo meglio a voce visto che torni per votare. Riprenderemo per un po’ le nostre passeggiate politico filosofiche.

La tua lettera mi ha così turbato che quando ho finito di leggerla, sempre al cesso, of course, per tirarmi su ho rifatto un gioco che facevo da bambino: mi sono truccato da donna con i trucchi di mia mamma. Non ho capito perché. Mi ricordo che quando l’ho fatto la prima volta tutti ridevano, dopo un po’ di volte hanno cominciato ad arrabbiarsi, alla fine mia mamma ha nascosto tutte le sue cose. Non ci avevo più pensato da allora.

Vorrei anche farti conoscere Pietro, il nostro nuovo collega in banca. È davvero simpatico, è anche un bellissimo ragazzo, non ho ancora capito come la pensa sul mondo. Abbiamo parlato un paio di volte di quello che sta succedendo in Francia e da noi. Mi sembra che non gli importi molto degli aspetti politici, economici e culturali delle rivendicazioni; è piuttosto interessato alle libertà di espressione, quelle che tu definivi rifiuto di riferimenti etici. Però è uno che si interessa delle cose, da questo punto di vista ci assomiglia, legge molto anche in francese. È molto tenero.

Sono dovuto passare cinque volte da Mirella prima di trovare la tua lettera, mi prende in giro, mi dice che aspetto lettere dalla mia fidanzata. Per darmela ha voluto che le toccassi le tette e che promettessi di scrivere (alla fidanzata) che l’avevo fatto. Così, anche se non sei la mia fidanzata, mantengo la promessa. È stato strano sai, come tornare bambino con mia mamma. Ah ecco! Forse è per questo la storia dei trucchi. Deve essere bello avere le tette per tenerci sopra il proprio bambino.

Ma tu non lasciarti abbattere, soprattutto non lasciarti cambiare, resta il mio comunista tutto d’un pezzo, serio e ligio ai dettami dell’etica proletaria. E che ne sa ridere. Ne rideremo insieme tra poco, ti aspetto.

Vittorio

7 maggio 1968

Mi hanno bloccato ai seggi come scrutatore! Sempre colpa di mio padre. Spero che questa mia ti raggiunga in tempo e che tu possa anticipare di un giorno o più il tuo ritorno altrimenti non avremo tempo per chiacchierare. Io sarò impegnato da sabato alle 14.

Spero, spero, spero

Vittorio

22 maggio 1968

Non so se essere più deluso o arrabbiato. Non sei neanche passato a salutarmi al seggio, avrei potuto prendermi un po’ di tempo per stare con te. Mi spiegherai, sono pieno di domande e di dubbi. Ma mi dico che magari non volevi disturbare il mio impegno civico o compromettere la mia reputazione mostrandomi in giro con un comunista. Sono certo che c’è una buona ragione. Ma non mi impedisce di essere deluso. E anche arrabbiato.

Comunque avete vinto! Non so se tu hai accesso ai risultati dettagliati, nel dubbio te ne dico qualcosa: non solo il PCI è il primo partito con il 37 e più percento, con i tre socialisti arrivate quasi al 57. Non ti offendere se vi sommo anche Socialdemocrazia, sempre rossi siete! Sai una cosa divertente? Il PDIUM 3) ha preso tre voti e siccome ci sono sicuramente mio padre, mia madre e mio zio … mio padre sa che l’ho definitivamente tradito. Non può parlarmene perché il voto è segreto e lui ci tiene al rispetto delle regole ma so che ci soffre e ne sono davvero felice. Per una volta tocchi anche a lui.

Alla fine non me la sono sentita di votare dalla vostra parte, naturalmente non DC 4), quindi PRI 5). Ci ho pensato a lungo, anche per questo mi sarebbe piaciuto parlarne con te prima del voto, così mi è sembrato un po’ di tradirti, non avvisandoti prima.

Pietro mi ha aspettato alla fine dello spoglio per sapere com’era andata l’esperienza. È stato molto carino e tenero, intimo. Avrei voluto ci fossi stato tu, sarei meno confuso.

Mi guardo allo specchio, sto piangendo e mi cola il nero degli occhi. Sono bellissimo. Sono bellissimo. 6)

Ti abbraccio

Vittorio.

P.S. Ho deciso che la spedisco. Ti prego rispondimi in fretta.

21 giugno 1968

Lo sapevo che non avresti capito o forse hai capito benissimo, hai capito da sempre, e non vuoi accettare le cose come stanno. Il tuo silenzio parla chiaramente.

Mi piacciono i ragazzi, mi piaci tu, da sempre, ma questo è contrario all’etica proletaria! In fondo siete degli ipocriti, come i preti, tu sei un’ipocrita. Rifiuti di accettarti per quello che sei, prostituisci il tuo talento nel pozzo soffocante del conformismo ideologico. E sei infelice!

Mi dispiace tantissimo per te. Ti voglio bene, sei stato fondamentale nella mia crescita come persona ma non posso restare invischiato nelle stupide regole di alcuna morale. Pietro mi sta aiutando a venirne fuori, ad affidarmi alle sensazioni piuttosto che alla razionalità. Il suo ottimismo della volontà piacerebbe al tuo Gramsci. Ormai ci vediamo spesso, quasi tutti i pomeriggi, usciti dal lavoro, ci troviamo da Mirella che è felicissima di essere nostra complice in questa piccola torbida storia di provincia e forse un po’ invidiosa. Non so come andrà a finire, so che per la prima volta mi sento libero di essere me stesso. Ma non riesco a essere completamente felice, vorrei sempre che fossi tu qui con me a gridare come scemi “Ce – n’est – qu’un début – continuons le – combat” o scrivere sui muri “Il est interdit d’interdire”, rigorosamente in lingua originale!

Giorgio mio, forse non mi risponderai, forse incrociandomi per strada quando tornerai in paese farai finta di non conoscermi o di non riconoscermi, forse ce ne saremo già dovuti scappare travolti dallo scandalo -l’abbiamo messo in conto- ma sappi che ti amo, ancora, da sempre e ti amerò sempre.

Ti bacio con affetto

Vittorio

P.S. Sto scrivendo questa mia ultima(?) lettera in camera mia. Grazie anche a te sono uscito dal cesso della mia vita finta.

Considero il non aver risposto alle ultime lettere di Vittorio uno dei miei più gravi errori politici e personali. Le ho ritirate fuori, molti anni dopo, per aiutare il mio figlio minore a prendere consapevolezza della propria omosessualità. Avevo da tempo preso io consapevolezza dell’omofobia mia personale di allora, del mio partito e in generale di tutta la sinistra che ancora perdura. Non ho più avuto contatti con Vittorio, ho saputo che è morto a Parigi alla fine degli anni ’80, malato di AIDS è stato picchiato a morte da quattro balordi. Ho ritrovato Pietro, che era stato con lui fino alla fine, a Pettinengo una ventina di anni fa, siamo diventati amici. Era Pettinengo, poteva essere ovunque.

Note

  1. Luca Pavolini, direttore responsabile di Rinascita, rivista del Partito Comunista Italiano che aveva pubblicato la “Risposta ai cappellani militari” di Don Lorenzo Milani, fu processato insieme all’autore per apologia di reato (incitamento alla diserzione e incitamento alla disubbidienza militare). Assolti in primo grado, Pavolini fu condannato in appello nell’ottobre del 1967, Don Milani era morto nel giugno dello stesso anno.
  2. “Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà.” è un motto utilizzato da Gramsci in molti dei suoi scritti; è spesso malamente citato come “Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà.”
  3. Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica
  4. Democrazia Cristiana
  5. Partito Repubblicano Italiano
  6. Nell’originale questa frase è stata cancellata poi riscritta 2 volte.

Tabella dei risultati delle elezioni politiche 1968 (camera), nel comune di Pettinengo