Ne ho contati nove, alcuni ancora quasi pieni.

Ok, forse anche per te è un’idea stupida ma per lui è importante, un punto fermo, una certezza! Non si può capire, non ci si può davvero rendere conto, bisognerebbe conoscere il contesto, tutta la storia. Forse neanche io la so davvero tutta, posso però ripeterti quello che mi ha raccontato lui. E non aveva certo ragioni per raccontarmi cavolate. O farsi bello di una storia così improbabile, intrigante forse ma improbabile.

Mi ricordo perfettamente la prima volta che mi è venuta l’idea: ero in bagno davanti allo specchio, stavo considerando l’effetto dei settant’anni passati sul mio viso -mancava poco al mio compleanno- quando alzando un poco lo sguardo li ho visti. Una fila di flaconi di profumo (eau de cologne e eau de toilette, per la precisione) allineati come soldatini, che mi squadravano con aria severa. Ne ho contati nove, alcuni ancora quasi pieni. Se ne stavano lì da un po’, da talmente tanto tempo che avevo smesso di notarne la presenza, forse per questo ce l’avevano con me.

C’è stato un solo periodo della mia vita durante il quale ho usato abitualmente profumo, sarà stato attorno agli anni ’80, mi ero innamorato di un profumo che si chiamava Borsalino, caro come il fuoco, che mettevo addirittura anche di giorno. Poi mi è passata e hanno smesso di produrlo, forse ero il loro più grande consumatore. Sì dai, scherzo! Dopo di allora ho messo profumo solo di sera, in occasioni particolari, spesso romantiche, come gesto di attenzione per la mia compagna del momento. Qualcuno di quei flaconi era il ricordo di una storia passata, altri regali di vecchie simil zie che non sapevano proprio che cos’altro regalarmi, di altri non ricordo l’origine. Credo che almeno un paio fossero il risultato delle mie attitudini di cuculo; avendo occupato il nido che qualcuno aveva abbandonato avevo poi portato via con me tracce del precedente occupante. D’altronde una signora non può mettere profumo da uomo, soprattutto di un suo ex, e mica si può buttare via.

Perché qui sta il motore della decisione: mica si può buttare via la roba! Sai, è uno dei miei tanti difetti, delle mie manie.

Allora ho deciso che dovevo mettermi il profumo più spesso per finire tutti i flaconi prima di morire; diciamo tutte le volte che uscivo di sera, per non essere eccessivo. Fortunatamente uscivo di sera abbastanza spesso e mi sembrava che alla mia età potessi ben considerarlo un gesto di attenzione per me stesso, me lo meritavo.

Non avevo pensato, all’inizio, che se era vero che dovevo finire tutti i flaconi prima di morire era anche vero che non potevo morire prima di averli finiti tutti! Non dovevo imbrogliare però, non è che facendo finta di dimenticarmene qualche volta, avrei potuto prolungare di altrettanto il mio obbligo di vita. Non sarebbe stato leale con me stesso. E con il fato, il destino o qualsiasi dio che sovrintendesse al patto. Anzi se mi capitava di dimenticarmene una sera, mi premuravo di mettermene la sera dopo anche se stavo a casa o di raddoppiare la dose all’uscita successiva ottenendo così l’effetto “puzzi come una baldracca babilonese” che era la constatazione abituale della mia compagna del periodo Borsalino.

Poi è arrivato il Covid. Quando ero in ospedale, puzzolente perché per tre settimane non ho certo potuto fare la doccia, il pensiero dei flaconi che mi aspettavano in bagno è stato un sostegno solido: ero certo che ne sarei venuto fuori, anche perché loro stavano facendo il tifo per me. Ma quando sono uscito quarantena e coprifuoco mi hanno lasciato in questa condizione sospesa, in questo tempo sospeso. Sento la mia vita che scorre ma non mi sento incamminato verso la sua fine. E questo non è normale: se una certezza abbiamo, come genere umano, è che ogni giorno che passa ci avvicina di un giorno alla nostra morte; tragico ma rassicurante. Un punto fermo in mezzo a milioni di dubbi, spiegazioni da cercare, soluzioni da trovare. Di colpo mi sono sentito come Dorian Gray ma non sapevo dove fosse nascosto il mio ritratto.

In bagno controllo il livello dei profumi, forse spero che una qualche magia riequilibri il conto, che lo scorrere della mia vita si rifletta nel dissolversi degli aromi. Ma non sono mai riuscito a imbrogliare; anche se mi sento prigioniero in un accordo truffaldino con me stesso. Forse non era davvero con me stesso, forse esiste il demonio e aveva assunto le forme della mia presunzione; mi aveva fatto credere di poter influire davvero sul mio futuro e sulla mia vita. Mi sento come Eva ingannata dal serpente.

Mi ha raccontato questa storia poche settimane dopo che i suoi figli mi avevano assunto come badante ché si stava lasciando andare; all’inizio non mi voleva poi se l’è fatta andar bene. Se ne stava lì abbandonato, è la parola giusta, qualunque cosa facesse: leggere, guardare la tv, anche mangiare, anche quelle rare passeggiatine che ogni tanto riuscivo a convincerlo a fare, sembrava abbandonato. Come il tronco di albero tra le onde che aspetta solo di spiaggiarsi per un definitivo riposo. Era triste da vedere anche perché era una persona intelligente, interessata, spiritosa in modo tutto suo, un po’ tetro.

I dottori non hanno mai trovato niente di fisico che non andasse, depressione dicevano, forse postumi del Covid. Io non credo che fosse proprio così ma non ne so abbastanza, secondo me aveva a che fare con la storia dei profumi, non sapeva come uscirne. E ha scelto questa strada.

L’altro giorno è arrivato un pacco con il corriere, un pacco piccolo, gli ho chiesto che cosa fosse, non ne sapevo niente, ma non mi ha voluto dire. Era eccitato, era la prima volta che lo vedevo così interessato a qualcosa. Ha preso il pacco e se ne è andato in camera. Dopo un po’ che non lo vedevo, di solito stava più volentieri in soggiorno, l’ho cercato: non era più in camera, era in bagno. Ho bussato, mi detto di entrare, aveva una voce strana: sottile, leggera, sollevata direi.

Era seduto sul sedile del water, i flaconi dei profumi allineati sul lavandino, tutti vuoti. Mi ha porto un flaconcino, sai quelli tipo campioni omaggio; era Borsalino. Mi ha detto “Alla fine ho avuto io l’ultima parola! Promettimi che mi metterai questo quando uscirò di qui”, ha chiuso gli occhi, sorrideva e ha smesso di respirare, semplicemente. Nessuno ha capito come ha fatto.

Quindi, per piacere, lasciami mettere il profumo che voleva. Non è molto, forse non abbastanza perché puzzi come una baldracca babilonese ma ne sarà contento.

Mi sento come Eva ingannata dal serpente.