Dimostrando che il Profeta aveva torto

Pensandoci bene, Occidentali, Popolo della Luna e abitanti degli altri villaggi, nell’esperienza di Wyoh e Manny, si trovavano solo nelle leggende. E se i primi erano nemici pericolosi e i secondi salvatori annunciati, dei terzi nulla si diceva se non che sarebbero stati salvati insieme. Non c’erano regole per un’eventuale incontro, che comunque a memoria di donna non c’era mai stato, neanche nelle leggende più antiche.

(nota dell’Autore. Quando ho cominciato a scrivere racconti per questo blog mi sono dato un limite di lunghezza per non stancare gli eventuali lettori. Questo mi è uscito un po’ più lungo, quindi ho deciso di pubblicarlo “a puntate”. Trovate il racconto completo qui https://parolemiti.net/futuro-prossimo/)

Inutile pensarci troppo, loro non avevano le risposte. Dovevano andarle a cercare nella città; senza un piano erano partiti, senza un piano avrebbero continuato.

Stava già calando la notte, avanzavano con ancora maggior cautela e senza ulteriori sorprese furono a ridosso del muro. Non sapendo che cosa fare presero a spostarsi lentamente lungo di esso. Un punto del muro si illuminò improvvisamente ma la luce non si espandeva oltre lo spazio di poche dita. Guardando meglio, capirono che era una specie di apertura, non potevano fare altro che infilarsi, avevano trovato la risposta alla improvvisa sparizione.

Appena dentro ritornò il buio della notte, si distinguevano malamente ammassi che sembravano sovrastarli, cercarono quasi a tentoni un buco nel quale nascondersi ad aspettare la luce.

Non avevano altro da fare, non avevano più sogni o paure da raccontarsi, erano due notti che non dormivano, quasi tre, erano stati giorni faticosi fisicamente ed emotivamente, si addormentarono, nel sonno le loro braccia si sfioravano.

Quando si svegliarono, vergognosi di quel contatto percepito e accettato oltre gli strati del sonno, fecero fatica a rimettersi nello spirito dell’avventura che stavano vivendo, ma l’avventura era già lì.

Protetti da un mucchio di massi che sembravano rotolati con una frana, ma intorno alla città non c’erano montagne, quattro paia di occhi allungati li stavano fissando. Istintivamente Manuel Garcia afferrò un sasso a terra. Una delle ragazze disse qualcosa come “Tlalafine vettesimo iniziove tunesi secola tula miciato daleseli senidi soffelenza”.

Manuel Garcia si stava alzando lentamente in piedi con il sasso in mano, Wyoh gli prese l’altra mano a trattenerlo, ancora un contatto ma a Manny non dispiacque. Wyoh adesso era in piedi, la sua voce uscì sicura “E’ stato tra la fine del ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo che la natura ha cominciato a dare seri segni d’insofferenza” poi più sottovoce, rivolta a Manny “Senti? Sono le parole del profeta”. La ragazza che aveva parlato sorrise e si girò verso gli altri “Plofeta”, tutti sorridevano adesso, anche Wyoh. Manny ci mise un po’ di più. “Hanno un pessimo accento ma conoscono le parole” gli aveva detto lei “E il sorriso non ha accento”.

Le differenze di accento, il vocabolario che aveva seguito strade diverse per molte generazioni, abitudini differenti, regole malamente condivise, creavano non poche difficoltà, molti malintesi e qualche occasione di diverbio tra i maschi. Ma le ragazze erano attenete e pronte a far scorrere le cose.

Alla fine Wyohming e Manuel Garcia avevano capito questo: i quattro ragazzi, spinti più o meno dalle loro stesse domande, erano arrivati alla città un paio di lune prima, avevano scoperto che la città era abbandonata da anni, ma c’erano fontane d’acqua corrente, limpida e fresca, ripari che sembravano solidi e asciutti, grandi spazi di terra umida che potevano fornire cibo in grandi quantità, bisognava solo lavorarci un poco.

Avevano deciso quindi di tornare, due di loro, al villaggio che si trovava a tre giorni di cammino, ma loro ce ne avevano messi quasi cinque ad arrivare circospetti alla città e solo due a tornare quasi correndo al villaggio ad annunciare la grande scoperta.

Ma non li avevano creduti, non avevano voluto credere, alcuni volevano addirittura ucciderli come spie degli Occidentali. Alla fine li avevano espulsi. Ed erano tornati, arrivando, casualmente, insieme a loro.

Nelle loro leggende non si parlava del Popolo della Luna, non avevano nemmeno un Consiglio depositario di conoscenze riservate. Nelle loro leggende c’erano villaggi di neri come Manuel Garcia, di bianchi come Wyoh – ma che cosa ci faceva una bianca in un villaggio di neri?-, c’erano di gialli come il loro, ma anche di rossi e di bruni. Non tutti erano pacifici, non tutti erano amichevoli. Si sarebbero potuti abbracciare – e fare capire la storia degli abbracci aveva preso un tempo davvero complicato, ma adesso Wyoh e Manuel Garcia si abbracciavano spesso e con entusiasmo- riconoscendosi con le parole del Profeta. Non avevano previsto che le parole sarebbero state difficili da riconoscere.

Tra le differenze che più avevano colpito i nuovi arrivati, i gialli erano tendenzialmente monogami, come la loro Capa dei Capi, e su come valutare questo si erano per il momento divisi, mentre avevano accolto con soddisfazione l’idea che nei villaggi dei gialli non ci fosse una famiglia dominante e il comando non fosse riservato ad un genere, anche se più spesso la Capa era una donna.

Wyoh e Manny avevano presto rinunciato a ripetere l’esperienza del ritorno al villaggio, erano convinti che l’esito sarebbe stato analogo. Discutevano adesso in sei su come rendere queste conoscenze disponibili a tutti. Venne fuori un’idea che non aveva padrone: avrebbero trovato il modo di creare un movimento, una rottura di equilibrio, qualcosa che attirasse l’attenzione sulla città. Qualcuno come loro si sarebbe incuriosito e dai villaggi intorno alla città sarebbero arrivati altri, di altri colori magari, ma con la stessa voglia di cambiare.

Poi avrebbero scelto le regole che insieme avessero reputato migliori, ma ognuno poteva seguire le proprie se non danneggiavano gli altri. E il capo non sarebbe stato a vita e non avrebbe scelto il suo successore. Avrebbe avuto qualche luna, forse qualche anno, di tempo per farsi amare e il successore sarebbe stato scelto da tutti.

E così fecero. Il primo capo fu Shan, la ragazza che per prima aveva parlato con le parole del Plofeta, dopo di lei, dopo quattro anni, fu Alto, un bianco arrivato con tre compagni neanche una luna dopo il grande fuoco che avevano acceso. Poi fu Wyohming che con Manuel Garcia aveva già due figli. Nessuno sapeva di che colore definirli ma in fondo a nessuno importava. La città contava già centinaia di abitanti.

Manny non fu mai eletto Capo ma non gli dispiacque. Avevano sempre eletto dei Capi molto bravi e molto amati. Lui fu il primo a capire che gli strani oggetti raccolti nella grande sala del legno erano i libri di cui parlavano le leggende dei bianchi e che quei segni scuri sui fogli erano parole.

Passò gran parte della vita a cercare di decifrarli. E ci riuscì. Partendo proprio da quelle parole che aveva imparato a memoria poco più di bambino e mai dimenticate: E’ stato tra la fine del ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo che la natura ha cominciato a dare seri segni d’insofferenza…

Ma il libro del Profeta conteneva altre risposte nelle ultime pagine: Abbiamo perso il contatto con tutte le altre città, neppure i Clandestini si avvicinano più, siamo riusciti a spaventarli abbastanza da tenerli lontani per sempre. Siamo rimasti soli, sempre meno numerosi e più sazi. Non riusciamo più a fare figli mentre le macchine continuano a produrre per tanti. Forse la generazione dei nostri figli sarà l’ultima degli Occidentali, forse qualche Clandestino sarà riuscito a sopravvivere là fuori. In ogni caso Natura ha vinto. La pace è tornata sulla terra.

Quando Manuel Garcia morì tra i libri, Wyoh decise di lasciare da sola la città, era vecchia e stanca. I suoi figli ne furono rattristati ma ognuno doveva poter decidere della propria vita e della propria morte.

Stuart, il loro primo figlio, il nonno di mio nonno, chiamato così in onore del Profeta, decise di provare a scrivere la storia che i genitori gli avevano tante volte raccontato.

Per questo io ho potuto raccontarla a voi mentre aspettiamo che quelli che si dicono i discendenti di Alto, i Veri Bianchi, vengano ad ucciderci. Dimostrando che il Profeta aveva torto.

Popolo della Luna