
“A un certo punto dell’anno, cominciava il mese di Agosto”. (Italo Calvino, Marcovaldo, capitolo 18, secondo paragrafo). Lo sguardo era scivolato rapido e leggero sulla frase, quando una voce interna dalla mente lo aveva riportato indietro. La voce aveva detto, con tono leggermente canzonatorio: “Sì, di solito alla fine di Luglio!”. Con che sfrontatezza la mente, che a quell’ora avrebbe dovuto essere già mezza addormentata, si permetteva di fare della ironia di basso livello su Calvino? Per questo lo sguardo tornava indietro: per verificare se era davvero scritto così, sai ci si può anche sbagliare a leggere, solo chi non fa o fa solo della facile ironia, non sbaglia, ma visto che non fare niente è il peggiore degli errori meglio fare dell’ironia per quanto gratuita. Lo sguardo tendeva a essere comprensivo, consolatorio, buonista si direbbe con termine moderno.
C’era proprio scritto così: “A un certo punto dell’anno, cominciava il mese di Agosto”. A dirla con tutta franchezza sembrava davvero una scemenza, ragionò lo sguardo, tutti sanno che Agosto viene subito dopo Luglio, tutti gli anni, senza eccezioni. Ma se Calvino l’aveva scritta così doveva ben esserci una ragione! “Sì, perché siccome l’ha scritta lui deve essere la verità? O anche solo avere un senso? Se è una stupidata, è una stupidata, e basta!” La mente al contrario tendeva ad essere scostante, tagliente, giudicante. Anche lo sguardo a volte faticava a non trovarla francamente antipatica ma visto che dovevano obbligatoriamente convivere cercava di farsene una ragione andando a cercarne gli aspetti migliori.
“E quale potrebbe essere una ragione? Dai, su dimmi. Dai dimmi. Allora non lo sai, vedi che non lo sai. Dai, provaci, fammi vedere che cosa sai inventare”. Decisamente sgradevole! Ma forse fu proprio quella eccessiva pressione che fece scoccare la scintilla che illuminò lo sguardo. Magari ha ragione Calvino, il fatto che fino ad oggi, e solo a quanto ne sappiamo, poi, Agosto sia sempre venuto dopo Luglio, subito dopo Luglio, davvero ci dice che sarà sempre così?
Prova ad immaginare, sognava lo sguardo, a un bell’Aprile in mezzo, tra Luglio e Agosto. Tanto per tirare il fiato dal caldo della città prima di partire per le vacanze. “Eh già, e perché no un bel Febbraio? Per rinfrescarsi meglio” suggeriva sardonica la mente. Può anche darsi ma chissà quanti raffreddori e magari anche peggio, con quegli sbalzi di temperatura, si rattristava lo sguardo. Anzi anzi, magari Agosto lo saltiamo del tutto, facciamo vacanze intelligenti tra Luglio, Aprile e Settembre e ci evitiamo gli eccessi crescenti del riscaldamento globale. “E poi ci ritroviamo con un anno di undici mesi? Così invecchiamo prima?” La mente era così, sempre pronta a trovare ogni possibile obiezione alle migliori proposte.
Lo sguardo ormai era partito in un caleidoscopio di visioni, tutte fantastiche. Si potrebbero allungare di tre giorni tutti i mesi, Febbraio solo di uno, tanto non se la prende è abituato ad essere più corto. “Ma te la immagini la reazione dei mesi quando sapranno che devono lavorare tre giorni in più ogni anno?” Obiezioni, ancora obiezioni, la mente era proprio incorreggibile.
Lo sguardo non si lasciava certo frenare dalla mente, era pieno di risorse. Ripetere Aprile non è il caso, susciterebbe troppo gelosie. Meglio fare un mese nuovo, tipo Aprosto, Agosto con il tempo di Aprile. Oppure inventarsi un mese davvero tutto nuovo. Mitico! Come nome. Deriva da mite ma lo fa immaginare molto più interessante. Temperato! Anche questo pieno di senso, tepore, precisione, prontezza, un mese per scrivere ogni anno nuove storie. Soprattutto i ragazzi che non vanno a scuola e devono disegnarsi futuri possibili insieme. “E secondo te i mesi che hanno nomi vecchi di secoli, conosciuti da tutti, citati in centinaia di proverbi, di modi di dire, non tutti gentili per la verità, i cui significati sono nascosti ai più anche quando li implorano, li maledicono, li sognano o li rifuggono, accetterebbero di buon grado un nome così… esplicito? E poi imposto dall’alto, dai poteri forti?”
Questa storia dei poteri forti era una delle ultime manie della mente. Non che ci credesse davvero ma le facevano sempre comodo per sabotare ogni iniziativa dello sguardo. Per non parlare poi di quelle del cuore ma qui si aprirebbe un discorso molto più lungo, complesso e forse anche troppo serio.
Magari potremmo lanciare un concorso fra tutti i mesi per trovare il nome più adatto al nuovo, anche per coinvolgerli. “Ma facciamola più semplice, elaboriamo meglio la tua ipotesi. Il fatto che fino ad oggi, e solo a quanto ne sappiamo, poi, Agosto sia sempre stato caldo bollente, davvero ci dice che sarà sempre così? Non potrebbe Agosto stesso per una volta o magari anche sempre, insomma molto spesso, vestirsi da Aprile? E non ci sarebbe neanche da ristampare tutti i calendari, inventare nuovi proverbi. Non ci sarebbe bisogno di nessun: Temperato, moglie mia ti ho già lasciato“. Però se anche la mente cominciava a divertirsi dovevano essere sulla strada giusta. Tutto sta a capire per andare dove.
Forse era davvero il momento di alzarsi di livello, fantasticava lo sguardo. Il fatto che fino ad oggi, e questo lo sappiamo davvero bene, homo hominis lupus, davvero ci dice che sarà sempre così? “E la pace nel mondo e abolire la povertà. Guarda che il concorso di Miss Italia è passato di moda” sarcastica la mente.
“Sì però, questa era la flebile voce del cuore, il fatto che fino ad oggi, quasi sempre, si soffra per amore, davvero ci dice che sarà sempre così?” “Adesso ci manca il fegato che si interroghi sulla persistenza della complessità del metabolismo degli zuccheri e delle sindromi derivate”. La mente aveva sempre questa maledetta capacità di tarpare le ali agli altri.
Ma davvero non è mai possibile nutrire aspirazioni appeno un po’ elevate? Lo sguardo faceva davvero fatica a rimanere confinato tra il fondamentale pessimismo della mente e il sentire terra terra delle altre funzioni ma non poteva volare alto tutto solo aveva la assoluta necessità di trovare un punto di intesa, una piattaforma comune, una bozza programmatica, un compromesso non troppo al ribasso per condurre gli altri ad una visione condivisa.
Certo lo stimolo di Calvino era interessante, traducendolo in termini più immediati suggeriva che non si deve accettare l’idea della immutabilità della storia. O forse era solo una frase caduta giù per caso dalla penna e lasciata lì solo perché suonava bene, magari per stupire. Chissà che cosa c’è dopo, magari si capisce di più.
Ma lo sguardo si stava spegnendo, la mente dormiva già da un pezzo, le dita agendo in automatico chiusero il libro e spensero la luce.
Era già il 32 di Luglio.

Piacevole ironia
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un piccolo capolavoro di surrealtà, dove il nostro Autore è più “folletto” che mai. Calvino ne sarà compiaciuto
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