rispettive mogli. Amiche tra di loro

Tommaso e io non siamo mai stati amici. Abbiamo cominciato a frequentarci un po’ dopo la separazione, avvenuta a pochi mesi di distanza, dalle rispettive mogli. Amiche tra di loro.

Ci conoscevamo già, da anni, avendo a volte accompagnato le relative qua e là per eventi più o meno mondani. Con tutti quelli come noi incrociati tra un qualche compleanno, dell’amica, della mamma dell’amica, del figlio dell’amica, della figlia del nuovo compagno dell’amica, avremmo potuto fondare un affollato club: il Club degli Ornamenti. Perché questa era poi in fondo la nostra funzione, agghindati come pacchi regalo dalle nostre per essere sommessamente ostentati come simboli del proprio successo. Come gli anelli alle dita, gli abiti di boutique e, per le più fortunate(?), i racconti delle imprese gattonesche dei figli. Più che una funzione una finzione. Fingere di apprezzare, di crederci, di condividere gioie e speranze e soprattutto una medesima inespressa scala di valori, sembrava lo sport preferito dalla muliebre compagnia. Perché in realtà i valori sulla base dei quali misurare il successo delle rispettive vite erano oltremodo differenziati: estetici, economici, intellettuali, relazionali. E ognuno di noi Ornamenti si trovava in posizione diversa nella gerarchia rispetto alle diverse scale. Questa almeno era l’impressione che mi ero fatto ascoltando i monologhi finalmente (per lei) senza argini al rientro da ognuna di queste occasioni.

Devo riconoscere che la mia ex, pur essendo, soprattutto negli ultimi tempi, particolarmente critica nei miei confronti, con una evidente tendenza a schiacciarmi verso gli ultimi posti assoluti di ognuna delle scale, metteva Tommaso davanti a me solo in quella intellettuale, per la precisione in quella del Quoziente d’Intelligenza. Questo, che non me lo rendeva peraltro particolarmente più simpatico, riduceva la mia già limitata voglia di conoscerlo meglio.

In fondo è stata solo la quasi coincidenza temporale delle nostre separazioni che ci ha fatto avvicinare. Mancanza di alternative. Gli altri Ornamenti in carica ci evitavano per la necessità familiare di schierarsi con l’Amica, poverina, rimasta sola. Gli Ornamenti scaricati in precedenza si erano già quasi tutti impiantati, o si stavano consolidando, in un nuovo gruppo di amiche ove rientrare nel proprio ruolo ornamentale.

Non mi ricordo se l’ho chiamato io o prima lui. Avevamo entrambi bisogno di qualcuno al quale proclamare la nostra furente voglia. Non di vendetta magari, di rivincita, di riscatto, di affermazione sociale. Ma doveva essere qualcuno che facesse finta, bene, di crederci. Chi meglio?

Abbiamo affrontato assieme le scelte più complesse: mettere loro i bastoni fra le ruote o vivere da signori un’uscita di scena elegante quanto onerosa? Dare prova della propria autonomia gestionale cimentandosi con ferro e spazzolone o confidarli nelle rudi mani di un’altra donna? E in questo caso meglio la calabrese lievemente baffuta o l’ucraina imponente anche se forse troppo allettante? A quale sito di incontri iscriversi, con quali foto e frasi di presentazione? Essere sinceri fino in fondo o vendersi un poco? Ma non sarà troppo presto se magari vengono a scoprirlo? E loro, le ex, sorvegliarle o mettersele definitivamente alle spalle?

Abbiamo costruito fantasie. A volte serenamente neofamiliari, a volte passionalmente erotiche. Abbiamo frequentato, poche volte e con zero risultati per la verità, locali che ci dicevano frequentati da single dei due sessi accomunati da aspettative. Abbiamo ricordato, abbiamo chiesto perdono per interposta persona, abbiamo escogitato piani di riconquista. Abbiamo pianto.

Sì perché alla fine i percorsi mentali condivisi ci riportavano sempre da un futuro da costruire faticosamente ad un passato insoddisfacente, certo, ma rassicurante nella sua notorietà.

Poi Tommaso ha preso un cane; si sentiva solo. Non sto a descriverlo, ancora. Solo che è un cagnetto buffo, simpatico, divertente e affettuoso. Io no, al massimo avrei potuto prendere un gatto. Preferisco i gatti che non hanno paura di stare da soli, come me.

Una volta che doveva andare via per qualche giorno e non sapeva a chi lasciarlo, mi chiesto di tenerglielo. Io, che in fondo sono buono, troppo buono, ho acconsentito. E così mi sono ritrovato a spasso col cane di Tommaso. Mi aveva suggerito di portarlo, portarla, in realtà, è una cana, anche se l’ha chiamata Lupo, nel recinto dove potesse giocare libera. Anche se lo spazio è limitato, per lei, vista la stazza, va bene.

Me ne stavo lì, seduto sulla panchina subito fuori del recinto dei cani, facendo finta di essere lì per caso, leggendo il mio giornale, sull’Ipad. Quando la tizia è entrata con il suo di cane, non l’avevo quasi notata. Poi il suo cane ha cominciato a giocare con la mia, cioè con quella di Tommaso, e lei, la Tizia, a giocare con loro. E le faceva un mucchio di complimenti e di coccole. Ad un certo punto mi sembrava che si guardasse in giro a cercare il padrone di Lupo e ho dovuto manifestarmi. Mi sono avvicinato e, vista da più vicino, era davvero bellissima.

Mi è sembrato di restare a bocca aperta ma non deve essere stato così perché dopo un po’ mi sono reso conto che stavamo chiacchierando, non saprei davvero di cosa, un po’ di tutto. E siamo andati avanti fino a che lei ha guardato l’orologio: “Si è fatto tardi, devo scappare. Torna domani?”. Certo che sono tornato il giorno dopo e quello dopo ancora.

Quando è tornato Tommaso gli ho spiegato che il cane mi serviva per tenere agganciata la tizia e lui, per solidarietà maschile, ha detto ok, per un po’. Poi il tempo passava e non riuscivo a spiegare alla tizia della presenza di un altro uomo nella vita di Lupo.

Siamo andati a vivere insieme dopo tre mesi. Lupo è rimasta con noi. Un po’ con le lusinghe, un po’ con le minacce, ho convinto Tommaso a lasciarmela. Forse anche per questo ci siamo persi di vista.

Ma davvero, ripensandoci adesso, non siamo mai stati amici, non ci abbiamo mai provato, non ci siamo mai raccontati cose che esulassero dalla comune situazione contingente. Non abbiamo mai spettegolato degli altri Ornamenti o delle loro. In fondo non ci siamo mai stati davvero simpatici, non ci siamo mai trovati reciprocamente necessari e forse forse nemmeno utili. Forse un po’ sul piano pratico operativo, mai sul piano emotivo, sul piano sinceramente personale.

Un bel giorno la tizia mi ha detto che eravamo invitati al compleanno di un’amica. E’ stato uno choc (ah, la mia passione per le grafie francesi!), era un po’ che non pensavo più al Club degli Ornamenti. Ma non potevo mica sperare che quel capitolo fosse chiuso né provare a scamparmela. Così, ok, ho detto.

Mi ha agghindato come un pacco regalo e siamo andati. Mi sono ritrovato Ornamento insieme al nuovo della mia ex e a Tommaso che era stato ripreso dalla sua. Mi ha salutato appena. Non mi ha neppure chiesto di Lupo.

No, non siamo mai stati amici.

agghindato come un pacco regalo e siamo andati