
Molti bambini hanno sognato un futuro da conquistatore vedendosi (magari alla guida di una moltitudine di uomini bramosi di ricchezze e di nuove conoscenze) aprire strade vergini alla civiltà, incuneandosi nel buio di giungle misteriose, alla guida della locomotiva che porta l’umanità verso un futuro migliore.
E molti uomini hanno realizzato questi sogni.
Per alcune persone essere conquistatore è un modo di essere naturale, è l’unico modo di essere realizzati. Molti degli imprenditori che hanno costruito le tante floride aziende su cui si basa il nostro attuale benessere, appartengono a questa categoria di uomini: i conquistatori nati. Il conquistatore si butta a capofitto in ogni possibile avventura trascinando dietro di sé il progresso.
Ma la storia ci insegna che spesso i cammini tracciati faticosamente nella giungla dell’ignoranza e del pregiudizio, si richiudono dietro il nuovo che avanza, sommersi dal rifiorire delle paure e dell’egoismo. Così come tante aziende dopo un iniziale splendore alimentato dal fuoco dell’innovazione e dell’entusiasmo di chi le ha create, si spengono affondando nel palude dell’abitudine quando questi le lascia per un nuovo sogno.
A chi spetta dunque l’arduo compito di sorvegliare, difendere e sviluppare gli spazi conquistati, di curare, proteggere e far fruttare ogni nuovo terreno, di lavorarlo, di trarne il giusto profitto per poi lasciarlo (ancora ricco di risorse) ai sogni delle future generazioni?
Ai coltivatori.
Anche il coltivatore è una persona speciale, ha il gusto dell’ordine e del giusto, si sente sempre responsabile del risultato del proprio operare ed è consapevole di essere un piccolo ingranaggio fondamentale nel cammino del progresso.
Il coltivatore forse non sa, né gli interessa, che non sarà mai al centro della attenzione del mondo, non sarà ricordato, citato, preso ad esempio. Il coltivatore sa l’unica cosa che veramente lo interessa: lascerà dietro di sé un mondo migliore di quello che ha ereditato.
Certo si potrebbe immaginare una persona che abbia le qualità sia del conquistatore che del coltivatore, ma, fino ad ora, non è stato dato di trovarne: le due personalità sono antitetiche. Potremmo dire che il coltivatore è l’incarnazione del principio della “conservazione del valore”, il conquistatore di quello del “massimo profitto”.
Per governare il progresso, per farlo avanzare al ritmi dell’umanità, è quindi necessario che conquistatore e coltivatore apportino ciascuno il proprio contributo. Poco importa se è un conquistatore lungimirante che imbarca sulla propria nave increduli coltivatori cui affidare un giorno il governo dello spazio strappato all’ignoranza o se è un coltivatore coraggioso che sceglie la difficile strada dell’ignoto credendo nel sogno affascinante di un conquistatore solitario; è l’alternarsi dell’una e dell’altra visione del futuro che potrà garantire uno “sviluppo sostenibile”.
Potremmo dire, parafrasando un più battagliero slogan: “È la spada che apre la strada, è l’aratro che la difende”.
Questo articolo é stato pubblicato sulla rivista Wonderful Time, nei primi anni del 21° secolo.