
Da quando l’uomo è apparso sulla faccia della terra se ne è lanciato alla conquista seguendo mille sentieri diversi. Oggi in fondo ad ognuno di questi sentieri possiamo trovare uomini che sembrano non appartenere alla stessa famiglia; hanno la pelle di diversi colori, si vestono e mangiano in modo diverso, credono in esseri superiori diversi e diversamente testimoniano la loro fede, parlano e scrivono in modo reciprocamente incomprensibile, e così via.
Ma la lista di ciò che li unisce è ancora più lunga e composta da elementi più determinanti. Naturalmente condividono tutti la stessa natura animale e i bisogni fisiologici che ne derivano, ma anche quel bisogno fondamentale che ha spinto i loro progenitori su quel cammino che è alla base della loro attuale diversità, il bisogno di conoscere e di mettersi alla prova, il bisogno di arrivare a scoprire i propri limiti e andare oltre.
Quella lista contiene anche elementi più semplici, quotidiani, come usare il sorriso per comunicare in modo semplice ed efficace mille diversi stato d’animo. Ma contiene anche l’uso, la necessità dei riti.
Che cos’è un rito? Un insieme codificato, più o meno esplicitamente, di gesti, parole, suoni che creano o ricreano uno stato d’animo, una sensazione, in una persona o in un gruppo di persone. Ci sono riti individuali e riti sociali: sono riti individuali, per esempio, i gesti beneauguranti o di scongiuro che tanti, in particolare gli sportivi, compiono prima di affrontare una prova, la vestizione di un torero per la corrida o di un sacerdote per una cerimonia religiosa, ma anche l’indossare un abito professionale e annodarsi la cravatta può essere vissuto come in rito e gli psicologi ci hanno spiegato che ha spesso valore rituale accendersi una sigaretta in un momento di stress.
Riti sociali sono tutte le cerimonie, religioso o civili, il brindisi di augurio all’inizio di un banchetto, l’alzabandiera mattutino nelle fabbriche giapponesi, l’ascolto dell’inno nazionale prima di ogni evento sportivo negli Stati Uniti.
Tra i riti assumono particolare valore i riti di passaggio, quelli cioè che sanciscono, davanti alle persone coinvolte e alla società, un cambiamento: pensate al matrimonio; due giovani possono amarsi, convivere felicemente, anche avere figli, ma è solo il rito del matrimonio che li fa marito e moglie.
Un cavaliere diventava tale non quando combatteva valorosamente per il suo sovrano sui campi di battaglia, ma quando questi poggiava la spada sulla sua spalla e il sovrano aveva acquisito il diritto di creare cavalieri non quando aveva preso il potere, ma solo dopo che qualcuno gli aveva imposto la corona.
I riti hanno un effetto profondo su ogni uomo, i riti sociali creano sempre una forte sensazione di appartenenza, anche a chi non ne comprende appieno il senso e questo vale anche nelle aziende, come nell’esempio giapponese citato prima.
Per questo è essenziale cogliere ogni opportunità, e anche di crearne di nuove, per ritualizzare i momenti significativi della vita aziendale, per questo si diffonde sempre più l’uso di riunire periodicamente tutto il personale in convention nelle quali il momento culminante è l’ufficializzazione dell’organigramma e delle nuove responsabilità o la consegna della spilla aziendale ai nuovi assunti.

Questo articolo é stato pubblicato sulla rivista Wonderful Time, nel febbraio 2002.