In una ipotetica conversazione con i fratelli Michelin

In una ipotetica conversazione con i fratelli Michelin sulla gestione delle risorse umane e l’utilizzo delle immagini nella comunicazione aziendale, potremmo trovarci un giorno a parlare della delega.

Sempre con la loro aria di vecchi saggi, fortificati delle innumerevoli positive esperienze svolte da loro direttamente e dalle aziende che nell’arco di molti decenni si sono rifatti al loro insegnamento, potrebbero dirci: “Vedete, figliuoli, per delegare correttamente ed efficacemente bisogna immaginare che ogni compito che qualcuno è chiamato a svolgere in azienda, ogni responsabilità che deve assicurare, è come un chiodo che si deve piantare in un muro”.

Poi, dopo aver gustato la nostra espressione un po’ stupita di quello che non ha capito, continuerebbero: “Certo, come un chiodo da piantare che voi, se delegate, date in mano a qualcun altro. Naturalmente non tutti i chiodi sono uguali, ce ne sono di piccoli e di più grandi, e neanche tutti i muri sono uguali, possono essere di legno, ma a volte sono di cemento. A volte sono cosi delicati che un piccolo errore può far saltar via una scheggia  o anche un pezzo più grosso. Naturalmente voi avete fatto in modo che il vostro collaboratore conosca bene il chiodo, sappia esattamente dove piantarlo e conosca anche il muro, ed i rischi che si corrono.

Gli avete spiegato tutto, gli avete fatto vedere come si fa e siete lì vicino a lui per assisterlo e aiutarlo al momento della prima martellata”. E qui, con un mezzo sorriso, lascerebbero cadere una domanda, come fosse casuale: “A proposito, chi lo tiene il martello?”.

E dopo qualche attimo di pausa riprenderebbero: “Perché, vedete, a volte ci sono imprenditori che affidano volentieri il chiodo, ma pretendono di tenere loro il martello, e magari si stupiscono che, quando si tratta di cominciare a menar martellate, il collaboratore lo lasci cadere, il chiodo”. Poi, con aria riflessiva,: “Forse è per questo che sono più bravi a delegare – magari fanno più fatica a farlo, ma sono più bravi – quelli che si sono trovati a tenere in mano chiodi sui quali altri picchiavano.

E non è tutto; non basta dare un martello qualsiasi a chi ha ricevuto il chiodo da piantare, bisogna dargli un  martello “giusto”. Se è troppo piccolo, troppo leggero, continuerà a picchiare, mettendocela magari tutta, ma si affaticherà senza risultato e dopo un poco magari abbandonerà pensando di non essere lui capace di piantare chiodi, nessun chiodo. Se invece il martello è troppo grande, troppo pesante, facilmente non saprà gestirne la forza a rischio di farsi male, danneggiare il muro o spezzare il chiodo. E a volte il chiodo sono uomini da gestire e gli uomini, anche se sembrano forti e grossi, si spezzano facilmente.”

Poi continueranno: “A volte si fa l’errore di dare un grosso martello, per piantare un grosso chiodo, a qualcuno che non ha ancora la forza per usare un martello così pesante. Spesso si tratta d un familiare dell’imprenditore, e qui possono essere guai grossi. Fatiche, danni, incomprensioni senza che nessuno magari si renda conto o sappia riconoscere l’origine del problema”.

Ma per concludere, come è naturale aspettarci da loro, ci direbbero, con un grande sorriso: “Ma per voi adesso l’immagine del chiodo è più chiara, e se vi troverete un giorno a dovere o voler affidare a qualcuno un chiodo da piantare, siamo certi che vi ricorderete di noi e gli darete anche il martello giusto.

Mettete sempre chiodi e martello nelle stessi mani, non nella stessa mano”.

Ma questa è una battuta di gusto francese.

Se invece il martello è troppo grande, troppo pesante, facilmente non saprà gestirne la forza

Questo articolo é stato pubblicato sulla rivista Wonderful Time, nel luglio 2000.