
Attraversa il mondo, cose e persone, ad ogni istante colma di stupore per la bellezza che tutto pervade; accumula nel buio del suo stomaco emozioni che non riesce a dire.
Solo la sera, al sicuro nella sua casa, nell’abitudine confortante dei suoi ricordi, le sparge tra le pagine bianche dei suoi quaderni. A volte, da un quaderno estratto a caso, rilegge parole che quasi non ricorda più, a volte le trova appassite, a volte le esplodono in testa con i colori di allora. E si domanda se occhi diversi potranno mai.
A molti appare sempre un po’ distante, qualcuno la dice non molto sveglia, altri la deride perché non conosce le regole della banalità diffusa, nessuno la conosce davvero, a nessuno importa davvero. Neppure a lei importa davvero.
Sa di moda vestiti ristoranti serie in tv trucchi pettegolezzi barche ville al mare auto di lusso o sportive amanti conoscenze e apparenze. Ma non le importa, davvero.
Vive sola ma non solitaria, se le chiedono di un compagno sorride illuminando intorno due gatti, le nuvole, pareti di libri, gabbiani sul mare, le onde, bambini che giocano sulla sabbia, un pasticciotto, le foto di lei bambina, il letto rifatto che profuma di pulito, la buganville colore del tramonto, un tramonto che filtra tra le nuvole, la gente che riempie dopo il tramonto la passeggiata a mare.
Vive sola ma non solitaria, i suoi quaderni sono il suo passato, il suo presente e il suo futuro, per questo ne ha sempre almeno uno in ogni stanza, uno sempre nello zainetto, uno nel cassetto più in basso della scrivania in ufficio.
Con piccoli segni neri vi incide tracce del suo passaggio nei giorni, impressioni di viaggio, appigli per sensazioni sottili, immagini sfuggenti che una sera, forse, troveranno parole per farsi memoria digerita, assimilata, integrata nella materia che cresce in lei, nello spirito che la spinge ancora fuori a cercare, con occhi ogni giorno rinnovati, l’essenza.
La gente riempie dopo il tramonto la passeggiata a mare: gruppi rumorosi di adolescenti, maschi, spavaldi, brutali, nascondono nel mucchio le loro paure. Gruppi, più piccoli, di adolescenti, femmine, cinguettanti, tentatrici, mascherate, nascondono negli abbracci le loro paure. Coppie di ogni età raccontano nei gesti, nella direzione degli sguardi, nei toni dei commenti e dei silenzi, milioni di storie diverse di oppressione e di riproduzione, di passati usati e di futuri complici. Famiglie attente, famiglie distratte, famiglie sfrangiate, famiglie che si cercano e che si trovano, dopo il tramonto sulla passeggiata a mare. E bambini, bambini, bambini, corrono, piangono, si fanno trascinare, ridono, sorridono, si addormentano in braccio al papà, urtano le coppie, osservano ammirati i maschi, vorrebbero copiare le femmine, si nascondono dietro le gambe delle mamme, colorano di gelato sciolto l’aria intorno.
Sta lì, in mezzo allo spettacolo che si ripete ogni sera sulla passeggiata a mare, sola ma non solitaria. Ci sono le bancarelle di vestiti a poco prezzo, fabbricati in Cina, per i ragazzi di ambo i sessi. Giocattoli tradizionali e giocattoli elettronici, fabbricati in Cina: per i bambini pistole e macchinine, per le bambine bambole e trucchi, ché bisogna prenderle da piccole. Ci sono bigiotteria e accessori, fabbricati in Cina, per le coppie, a dire sentimenti che non si sanno più dire a parole o a nascondere vuoti scavati dall’abitudine e dal tempo. Ci sono oggetti per la casa, attrezzi fantastici per la cucina e per la pulizia, i prodotti più evoluti e innovativi della italica creatività, fabbricati in Cina.
E banchi di dolciumi di pessima qualità e di prezzo astronomico, gli unici ai quali si affaccia per un pezzo di croccante che la riporta bambina dopo il tramonto su una passeggiata di un altro mare. E artisti di strada, giocolieri, musicisti, pupazzi con i palloncini, mimi, caricature e ritratti.
Si mette alle spalle di uno e abbraccia in un unico sguardo soggetto e ritratto. Il soggetto è banale, una ragazzina banale, con una gonnellina corta, banale, ridacchia con un sorriso banale attraverso il trucco eccessivo, banale. Il ritratto è nello stile banale degli artisti di strada, tratti ordinati, colori pastello, lo stile di tutti i ritratti di tutte le ragazzine di tutte le nazionalità di tutti gli artisti di strada su tutte le passeggiate a mare.
Ma questo ritratto non è banale. Il soggetto è la ragazzina banale ma nel ritratto c’è una ragazzina che le somiglia, molto, vestita e truccata come lei e nello sguardo tutta la paura che ha cercato di nascondere negli abbracci delle amiche.
Le amiche sono tutte lì intorno, non guardano la ragazzina né il ritratto, probabilmente non saprebbero riconoscere la paura nei suoi occhi, guardano l’artista di strada, ridacchiano, si danno di gomito, si capiscono allusioni oscene e desideri sorgenti.
Incuriosita si sposta a vederne il profilo. È concentrato sul suo lavoro, le mani forti e sottili accarezzano il foglio e i pastelli, lo sguardo, raramente, accarezza il soggetto. Sembra proprio un bel ragazzo, magro, abbronzato, la piega delle ginocchia sulle quali appoggia il foglio lasciano immaginare una statura importante, indifferente all’umido interesse delle ragazzine intorno.
Il ritratto sembrerebbe compiuto, l’artista (lei vorrebbe avere un’altra parola o un altro nome ma non ne ha, ancora) sembra lentamente contrarsi su sé stesso, concentrandosi dentro una piccola porzione del foglio, proprio dove la spallina del reggiseno sparisce nello scollo della maglietta che lascia scoperta una spalla; proprio lì sta sorgendo un punto di rosso che non c’è. Lei cerca di avvicinarsi un po’ per vedere meglio, forza la propria natura a spingersi tra le ragazzine adoranti, quando è proprio sopra il foglio vede che il punto rosso è in realtà una piccolissima coccinella, che non riesce a volare via e ha paura.
La paura dell’animaletto la pervade, la muove. La compassione la spinge a tendere la mano sopra il foglio per aiutarla a scappare, forse a portarla via con sé, forse solo a cancellarla da questo mondo indifferente. Ma la mano di lui, dolcemente, la rallenta. Alza gli occhi e la guarda, curioso, le legge tutto dentro e le sorride per dirle che no, non deve aver paura, la coccinella vincerà la paura, prima o poi, e spiccherà il volo, prima o poi. Per adesso è meglio che stia lì, un piccolo portafortuna per una ragazzina banale.
In silenzio lei si scusa. Lui, dolcemente, per un attimo si appoggia la mano di lei sulla guancia, poi la lascia. Lei si allontana turbata, più velocemente di quanto vorrebbe, più lentamente di quanto vorrebbe. E si domanda come si fa a vivere con un piede nel futuro quando il presente è così pieno.
Quella sera, al sicuro nella sua casa, nell’abitudine confortante dei suoi ricordi, le pagine bianche dei suoi quaderni restano tenacemente vuote, emozioni senza parole si affollano, si spingono, si annodano, cercando inutilmente di diventare segno.
Il giorno dopo in ufficio sembra più lontana del solito mentre spinge il sole ad accelerare il tramonto. E torna sulla passeggiata a mare, si guardano, si riconoscono, si tacciono. Lei scopre in ogni ritratto sfogliato dal suo blocco, una traccia nascosta, segno di un futuro augurato, attenzione che oltrepassa l’osservazione, fiducia totale in ogni persona, ogni soggetto disegnato come artefice di un proprio futuro. Come si fa a immergersi sereni nel futuro quando il presente è così pieno. E così confuso?
Ma forse è lei confusa, non riesce a sollevarsi da quei fogli, ad allontanarsi da quelle mani che giocano con i colori, a staccarsi da quegli occhi che ogni tanto, rapidamente, la cercano.
La passeggiata a mare si sta svuotando, la sedia destinata ai soggetti è vuota da un po’; lei ci si siede, le ginocchia sanno che è il loro turno, il cuore accelera, le mani cercano il quaderno nello zaino e sulla pagina bianca scrivono una data: è oggi.

Qui l’ Autore più che mai scannerizza con grande abilità azioni e sentimenti, una scrittura quasi cinematografica al ralenti. Davvero notevole
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